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Un pregevole compleanno

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Il 15 marzo, oltre che per le innumerevoli coltellate a Giulio Cesare, la proclamazione del Maine come 23° stato degli USA, lo zar Nicola II che abdica e la fondazione della Rolls-Royce, è una giornata importantissima a livello geopolitico per un altro – e ben più solido – motivo. Perché il 15 marzo, come capita ormai da diverso tempo, compio gli anni. E come MADRE non smette mai di rammentarmi, “eri un bisonte, Francesca, volevo vedere un’altra cosa faceva al mio posto. Moriva”.
Comunque, questa volta erano 28. Ed è stato un successone di pubblico e critica. Mi è arrivato di tutto. Video dei MiniPony, video di Nicolas Cage che vuole assolutamente mangiare una torta al cioccolato, foto di assurde bestiole (tra cui scimmie dal volto paonazzo e uno spaventoso aardvark glabro), festosi assembramenti di alpaca col cappellino di carta, belle parole da ex fidanzati, buoni sconto, saluti dal Papa, coriandoli!, ghirlande!, sacrifici umani!, pentole d’oro alla fine dell’arcobaleno!, pantaloni con l’effetto gluteo push-up! Tutto questo, ma anche tre EPIC WIN.

EPIC WIN #1 > la Madre dei Draghi – pazientissima e amorevole colleghina – ha scovato, non si sa dove, un’immagine di struggente bellezza: un gatto dentro a un gattobus di Totoro. E ha deciso che una roba del genere doveva diventare un bigliettone augurale, anche se il gatto vivo non è che manifesti poi tutto questo travolgente entusiasmo. Và, che spettacolo.

 

EPIC WIN #2: il mio compagno di scuola delle elementari che, dimostrando una coerenza a dir poco granitica, ogni anno mi dice la stessa cosa (e solo quella, visto che per gli altri 364 giorni del benedetto calendario non ci scambiamo mai nemmeno dei CIAO). Io non mi ricordo niente, del mio controverso passato da capoclasse, ma comincia a venirmi il dubbio di avergli fatto prendere una nota, in un punto imprecisato degli anni Novanta.

 

EPIC WIN #3: la grazia e la surreale raffinatezza di @FrancescaFrangi, madrina di Gatto Grosso.

 

Poi niente, sono scesa dal treno e sono tornata a casa. E chissà cosa faremo, e speriamo non ci siano feste a sorpresa – che non le godo – e chissà che regalo mi avrà fatto Amore del Cuore e va bene che è venerdì, ma magari a un certo punto mi viene sonno e ciao compleanno. Comunque, Amore del Cuore mi ha accolta sull’uscio con un gin tonic. Due metri più in là, c’era una specie di catafalco gigante appoggiato al muro, coperto da un lenzuolo. Sotto al lenzuolo c’erano delle strabilianti meraviglierie.

I doni del Cuore! Una libreria bellissima – che Amore del Cuore ha trasportato con le sue possenti braccia da Milano Porta Garibaldi alla nostra dimorina, facendosi insultare da tutti gli utilizzatori della linea verde e suscitandomi la seguente domanda: ma Amore del Cuore, hai dovuto pagare il biglietto anche per la libreria? -, un biglietto volavola per Praga – luogo che desidero visitare dalle scuole superiori, quando in quinta ci spedirono in Andalusia, da soli – e la strabiliante Storia del mondo in 100 oggetti, che desideravo tantissimo da almeno un trimestre.

Già sentivo di non meritarmi una simile cascata di magnificenza, ma mi è anche stato ordinato di sbrigarmi, che dovevamo andare a cena. Ora, con il mio papà avevamo lungamente speculato su dove mai Amore del Cuore mi avrebbe portato per festeggiare questo nefasto ventottesimo compleanno e l’ipotesi più quotata – data l’assidua frequentazione di bettole, balere, baracci diroccati, bocciofile e lerciume nostrano – era il lurido sotto al viadotto di Corvetto. E invece. E invece non solo Amore del Cuore si è messo la giacca, ma mi ha quasi fatto credere di avere una slitta coi campanellini e i sedili con le coperte pellicciose. Mi ha portata al Russkiy Mir, per tutti gli zar! E non ho ancora finito di leggere Guerra e pace!

Sappiate che non è vero che masticare graziosamente un cetriolino dopo aver inghiottito una bicchierata di vodka possa servire a migliorare la situazione. Sedetevi lì e aspettate che vi passi, con compostezza e abnegazione. Un cetriolino non potrà mai e poi mai farvi del bene. Anzi, senza cetriolini il mondo sarebbe un posto molto più giusto e armonioso. E poi si sa, la Karenina si è buttata sotto al treno per dimenticare un’indigestione da cetriolini.

Insomma. Cetriolini a parte, mai festeggiamenti furono più riusciti. E le cose non sono peggiorate nemmeno il giorno successivo con la temutissima visita di MADRE e papà. Convinti di essere accolti in una spelonca sprovvista dei confort più elementari, i miei genitori sono arrivati portandosi il cibo. Ma tutto, proprio, compreso il sacchettino di plastica con dentro il formaggio grattugiato, “che lo sappiamo che Marco non mangia il grana e allora abbiamo pensato che non ce l’avevi”. In ogni caso, la torta di MADRE è stata trafitta da innumerevoli candeline – e da un RAZZO credo illegale in molti stati dell’Unione Europea – e ce la siamo mangiata con immensa soddisfazione.

 

L’ultimo a farmi gli auguri è stato Ottone von Asgard. Non conoscendo ancora bene tutte le ricorrenze umane, ha deciso di morsicarmi a morte e buonanotte.

 

Per come è andata coi 28, inizio a pensare che compiere gli anni non sia poi così una disgrazia.
In conclusione, grazie a chi mi ha fatto gli auguri sugli innumerevoli social network che infesto con le mie scemenze, a chi mi ha canticchiato canzoncine di persona e ad Amore del Cuore, che mi ha sommerso – ancora una volta – di commoventi attenzioni e moltissime coccoline. Per il resto, prometto di ignorare ogni genere di traguardo anagrafico e di continuare ad essere una bambina di massimo massimo nove anni.

 


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